VITA, MORTE E MIRACOLI DI UN PEZZO DI MERDA by Paolo Villaggio
autore:Paolo Villaggio [Villaggio, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-03-23T23:00:00+00:00
Si specchiava maniacalmente dovunque: occhiali da sole dei passanti, vetrine, vassoi d'argento nei bar. Di fronte agli specchi degli ascensori, poi, rimaneva quasi ipnotizzato e bisognava sradicarlo con una certa violenza, mentre lui si passava la mano fra i capelli.
Non si lavava mai e quando gli dicevo: «Ma lavati ogni tanto! Così puzzi come un cane marcio dopo una giornata di pioggia!».
E lui, onestissimo, rispondeva: «Sì, lo riconosco, ma sono molto pigro».
Una notte di novembre, un tempo da lupi, pioggia, vento e un freddo fottuto. Si andava sempre in casa di un nostro amico paralitico, che passava la vita su una sedia a rotelle in un piccolo appartamento affacciato su un miserabile giardino. Notti intere aspettando la rivoluzione maoista. Fabrizio aveva sempre una fame della madonna, e non aveva mai una lira. Quella notte di tregenda eravamo in attesa di eventi. Sentiamo un sommesso bussare sul vetro della portafinestra. Guardiamo, non si vede nessuno. Bussano ancora, Fabrizio si alza e apre la finestra: «Si può sapere chi è? Porca puttana!».
Entra un gatto bagnato, barcolla, poi si passa una zampa sullo stomaco e con un gorgoglìo sinistro vomita sul pavimento un topo masticato e mal digerito. C'eravamo io, il famoso playboy Gigi Rizzi, quello della Bardot, per intenderci, e il paralitico.
I presenti si alzano tutti in piedi (tranne ovviamente il paralitico) con un urlo di orrore.
Fabrizio dice: «Esagerati! Io ho una tale fame che quel topo me lo mangio!».
II playboy: «à impossibile! Non ce la farai mai!».
«Per denaro, sì!»
«Quanto?»
«Ventimila! Mettile però sul tavolo!»
Fabrizio afferra il malloppo, si china sul pavimento e dà una linguata al cadavere del topo.
E tutti i presenti: «No, no... lo devi mangiare!».
Allora lui, sempre da terra, stacca una gamba e la coda e le mastica tre volte. Poi sputa e dice: «Un po' d'acqua, per favore!».
«Come va?» gli domando io prendendolo da parte.
«Ho delle visioni, manie di persecuzione, miraggi. Acqua! Perché sto per vomitare».
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